Le buone abitudini per praticare la mindfulness

Articolo a cura di Marco Passavanti. Psicologo e istruttore Mindfulness

“Sono un principiante della meditazione e faccio fatica a praticare tutti i giorni”
“non capisco quale momento della giornata sia migliore per meditare”
“non trovo mai il tempo per praticare”

Avete deciso di meditare, ma pur essendo all’inizio vi sembra di non avere il tempo o vi manca costanza nella pratica? Vediamo insieme allora quali strategie e atteggiamenti possono aiutarci.

 

Partiamo con il sottolineare che uno dei modi più efficaci per inserire una particolare attività all’interno della nostra routine quotidiana è probabilmente quello di creare e favorire un’abitudine. Ma cos’è un’abitudine e come possiamo tentare di trasformare la pratica di mindfulness in un’abitudine?

Un’abitudine può essere definita come un’attitudine acquisita attraverso un’esperienza ripetuta e che solitamente serve alla persona per adattarsi più efficacemente all’ambiente.
Nella nostra vita possiamo dividere quelle che generalmente riconosciamo come cattive abitudini da quelle che rappresentano buone abitudini. Un esempio di cattiva abitudine, ad esempio, può essere la tendenza alla procrastinazione. Altre volte esse ci permettono invece di risparmiare tempo e energie mentali, andando a costituire rituali che ci trasmettono maggiore sicurezza.
Creare delle abitudini all’interno della nostra routine quotidiana non è però così semplice e scontato, ma servono motivazione, disciplina e pazienza.

 

Inserire uno spazio per praticare la mindfulness all’interno delle nostre giornate, allora, richiederà impegno da parte nostra soprattutto inizialmente. Lo “sforzo” iniziale che richiede la pratica può essere equiparato alla forza di volontà che ci permette di cominciare un programma di allenamento in palestra. Chi nella propria vita ha svolto un’attività sportiva o qualsiasi attività fisica in un programma di dieta alimentare, infatti, si sarà accorto di quanto le prime sessioni di allenamento siano spesso le più difficili.

Nelle prime settimane subentrerà la noia, la stanchezza, l’impazienza e il desiderio di terminare la seduta anzitempo o di rimandare la sessione di allenamento stessa. Ma non sarà sempre così. Qualche tempo dopo, infatti, il nostro organismo avrà imparato totalmente ad assimilare all’interno della routine quotidiana uno spazio da dedicare a queste attività, sperimentando e essendo pertanto motivato anche dal benessere psicofisico percepito.

In maniera speculare questo è ciò che accade anche quando decidiamo di praticare la meditazione.
Scegliere di meditare è sicuramente un indizio che stiamo decidendo di dedicarci uno spazio e del tempo per prenderci cura di noi. Almeno i primi tempi, però, richiederà impegno e consapevolezza della direzione verso cui ci muoviamo.

Ma cosa possiamo fare concretamente per motivarci e per riuscire a meditare anche quando non ci sembra possibile? Ecco qualche indicazione su quali aspetti prestare attenzione e quali accorgimenti prendere:

 

  • l’ambiente è il luogo che permette alla nostra abitudine di instaurarsi. Ne deriva che maggior diligenza abbiamo nel creare un ambiente appropriato in cui meditare e che favorisca la pratica e migliore sarà anche la qualità della stessa. Può essere pertanto opportuno scegliere uno spazio accessibile della casa il più possibile tranquillo e silenzioso, nonché possibilmente che possa essere considerato come ambiente esclusivo per la nostra pratica;

 

  • la postura, che si utilizzi una sedia, un cuscino o un panchetto, dovrà essere comoda e permetterci di sperimentare agio, ma allo stesso tempo esprimere la dignità della nostra esperienza meditativa. Va da sé che se si utilizzerà una seduta eccessivamente rigida e scomoda diventerà assai provante mantenere la postura per tutta la durata della nostra pratica. Subentreranno probabilmente tensioni fisiche e irrequietezza mentale. Se non sufficientemente predisposta e curata, ugualmente, potrebbe favorire agitazione o, al contrario, torpore e sonnolenza. Anche gli indumenti dovranno essere comodi, coprirci a sufficienza dal freddo e contemporaneamente non scaldarci eccessivamente, altrimenti la nostra mente ne risulterà inevitabilmente distratta;

 

  • cominciare gradualmente e meditare poco è meglio che non farlo per nulla. Spesso, ciò che porta a fallire in qualsiasi nostro buon proposito è pretendere tutto è subito. Spesso, però, un approccio più morbido e in cui ci diamo il tempo necessario è la strada apparentemente più lunga, ma che ci conduce con più probabilità alla meta. Le prime settimane può essere utile partire con pochi minuti (10 minuti soltanto potrebbero bastare) di meditazione al giorno. Progressivamente, poi possiamo aumentare la durata delle nostre sedute di 2 minuti ogni settimana;

 

  • scegliere l’orario più comodo per la nostra routine. Le primissime volte che pratichiamo è possibile provare a meditare in vari momenti della giornata a seconda anche dei propri impegni. Se non è possibile farlo al mattino, si può provare in pausa pranzo o alla sera e viceversa. Quando si sarà trovato una fascia oraria adatta, però, tornerà utile impegnarsi per variarla il meno possibile. Inoltre, anche meditare quando si è eccessivamente stanchi o dopo aver mangiato potrebbe non essere il momento migliore per favorire l’abitudine, poiché più facilmente saremo portati ad assopirci.

 

In conclusione, per facilitare la pratica di mindfulness sarà importante costruire un’abitudine che renda gradualmente l’esperienza meditativa non uno sforzo, ma uno spazio vero e proprio di cura. In questo senso, possiamo vedere che prenderci cura del setting e del momento che accompagna la pratica diventa il primo passo fondamentale per accrescere la nostra stessa motivazione a mantenere costanza e impegno in quest’attività.

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